venerdì, novembre 26, 2004

Certo. Fate presto voi ad adeguarvi. Timbro l’entrata, timbro l’uscita, faccio la pausa caffè e carico la chiavetta, uso il ticket restaurant, ripongo lo scontrino nel portafogli, faccio il piano ferie, compilo il modulino dei permessi, prenoto le vacanze un mese prima, insomma…sopravvivo.
Certo. Bravi voi! Per voi è facile!
Ma io, si sa, con gli orari non vado d’accordo, non uso portafogli e le scartoffie mi sovrastano, mi possiedono.
La mia memoria è come la grazia per Sofri, tutti sperano che arrivi, ma nessuno ci conta poi molto.
Quindi è normale che io mi precipiti a lavoro all’ultimo minuto con una cartellina di documenti sotto braccio.
E’ prevedibile che, fermo davanti al marchingegno per le timbrature, mi frughi nelle tasche un tot di minuti alla ricerca di uno strano tesserino, con una mia foto “versione albanese” e una banda magnetica, e mi renda conto che potrei averlo lasciato nella camicia bianca, quella in lavatrice..
E’ provvidenziale che mi sappia adattare all’idea che nessuno è perfetto.
E’ giusto che io timbri in ritardo l’ingresso dopo aver richiesto il badge provvisorio.
E’ sacrosanto che, appena entrato in ufficio, io perda anche l’agognato tesserino sostitutivo.
E’ lecito che mi presenti in guardiola 10 minuti dopo chiedendo un badge sostitutivo del badge provvisorio.
E’ umano che, rientrando in ufficio, mi renda conto che, nel badge-tumulto, avevo smarrito, chissà come, l’intera pigna di documenti che, in ordine rigorosamente sparso, custodivo amorevolmente sotto braccio.
Tutto normale no?
Già, tutto normale.
Ma allora perché i colleghi mi guardano e scuotono il capo?
- Ma in questo ufficio non c’è nessuno che abbia del lavoro da fare?
- Possibile che qui dentro debba pensare sempre a tutto io?