lunedì, aprile 19, 2004

Guardate come soffre un italiano.
C’è un’umanità che spera, che lotta e che vive.
C’è un’umanità che sente, che pensa, che ama.
C’è una dignità di uomo che non può accontentarsi di banali scuse, di atti ufficiali, di riflettori e annunci trionfali.
C’è un limite alla nostra ignoranza.. c’è un muro oltre il quale chi ci governa è incapace di penetrare: il nostro buon senso.
Non mi riferisco a uno stato, una nazione, una federazione, un continente.
Il mio no senza se e senza ma non va a questa guerra, né a chi detiene il potere in USA e pretende di influenzare le sorti del mondo: il mio no va a chi pretende di prendersi gioco della mia intelligenza e del mio libero arbitrio.. e lo fa nel nome della mia sicurezza.
C’è una sola sicurezza alla quale tengo: la libertà di poter dissentire. In questo, purtroppo, la mia libertà non è più ampia di quella degli iracheni. Il fatto che a me sia permesso di esprimere un’opinione non ha alcun valore, se questo stesso atto può essere manipolato, frainteso, vilipeso e, nella migliore delle ipotesi, ignorato.
Globalizzazione… che fregatura… pensavano di venderci hamburgher e patatine, invece ci hanno restituito una coscienza, la consapevolezza di essere uomini, al di là dei nostri costumi, delle nostre religioni, delle nostre ideologie.
Ci hanno ricordato che si può convivere, che ci si può adattare, che si possono accantonare i nostri privilegi a favore della conoscenza e del rispetto.
E ora, con imbarazzo, ci governano…
Devono farlo..
Si sono impegnati a farlo, e possono farlo soltanto secondo le loro regole, le uniche che hanno imparato, le sole che fino ad ora hanno avuto effetto.
Devono farlo in democrazie che difendono gli interessi di pochi e sono costrette a non considerare le opinioni dei molti.
Non ho mai pensato che la volontà dei molti fosse necessariamente la via della verità, ma devo prendere atto del fatto che le nostre regole ci sono sfuggite di mano.. che proprio in questi momenti critici dimostrano la debolezza di un sistema di governo imperfetto. Ammettiamolo: non siamo perfetti, non siamo la giusta via, non siamo la civiltà. Siamo patetici burattini in un teatrino costruito solo per noi, per farci sentire meglio, per farci sentire a casa…
Proprio qui sta il problema…da qualche tempo vedo oltre i mio teatrino: e questo non mi piace. Mi sono sentito vicino a milioni di altre marionette, tutte diverse da me per cultura, età, provenienza. Persino tutti questi miei amici burattini lo hanno capito: nessun tiranno o terrorista potrà mai minacciarci qui, in casa nostra…
perché questa… non è la nostra casa.
Mi sento come un maledetto profugo,
un inutile profugo idealista.