martedì, gennaio 13, 2004
E allora un bel giorno, dopo un anno di quasi-inattività, ti ritrovi a prepararti per il solito colloquio di lavoro.
Già le immagini, le risposte:
- Il suo profilo è troppo alto, ma le faremo sapere..
- Il suo è un curriculum interessante, ma sa, il mercato..
- Non credo che saremo in grado di offrirle una posizione adeguata..
Ma quel giorno, guarda un po’, non è un giorno normale.
Il colloquio è in piazza Duomo (a Milano).
La moto è dal meccanico.
La macchina è dal carrozziere.
Il tram non passerà, i tranvieri sono in sciopero, a oltranza.
E allora ti adegui, ti rassegni, ti prepari.
Al colloquio ci andrai a piedi, e l’abbigliamento non sarà quello classico, da pinguino.
Anche tu protesti, oggi.
Si.
Infili la felpa, i jeans e le scarpe da tennis.. Tenti di domare (ma non troppo) i capelli con il gel “effetto bagnato”, esci e passeggi fischiettando per la città.
Ti presenti all’appuntamento un’ora e venti minuti dopo, un po’ sudaticcio, ma in perfetto orario. Non era mai successo: a memoria d’uomo NESSUNO ricorda di averti mai visto puntuale.
Bussi ( non c’è il campanello).
Ti aprono. Anzi, ti apre.
C’è una sola persona in ufficio e non è quella con la quale avevi fissato il colloquio.
Sorridi al “dottor Vattelapesca”, ti accomodi a un tavolo qualsiasi e inizi a dialogare.
Sei perfettamente a tuo agio: perché quello, ormai lo hai capito, non è un giorno normale.
E infatti, davanti a te non trovi una persona qualsiasi: ha avuto un percorso parallelo al tuo, ha conosciuto le persone che conosci tu, si è fatto, di queste persone, un’idea molto vicina alla tua. Ma soprattutto riconosci subito che “Vattelapesca” è un tuo simile..
Parli, sorridi, forse ci scappa anche qualche “tu”.
Poi all’improvviso il “dott. Vattelapesca” si rattrista e, con grande onestà, ti confessa:
- Noi cercavamo uno stagista.. ma.. se lei fosse disposto.. poi.. ci proveremmo.. ci proverei a ritagliarti, ehm, ritagliarLe una posizione migliore.. ma mi rendo conto che..
Le parole ti escono da sole:
- Si, sono disponibile. Ci vediamo lunedì.
Stenti a credere alle tue stesse parole, ma è così, ci vuoi andare: vuoi regalargli un mese e mezzo del tuo tempo.
E così ricominci da zero.
Un’altra volta.
Questo, ormai ti è chiaro, non è un giorno normale.
Già le immagini, le risposte:
- Il suo profilo è troppo alto, ma le faremo sapere..
- Il suo è un curriculum interessante, ma sa, il mercato..
- Non credo che saremo in grado di offrirle una posizione adeguata..
Ma quel giorno, guarda un po’, non è un giorno normale.
Il colloquio è in piazza Duomo (a Milano).
La moto è dal meccanico.
La macchina è dal carrozziere.
Il tram non passerà, i tranvieri sono in sciopero, a oltranza.
E allora ti adegui, ti rassegni, ti prepari.
Al colloquio ci andrai a piedi, e l’abbigliamento non sarà quello classico, da pinguino.
Anche tu protesti, oggi.
Si.
Infili la felpa, i jeans e le scarpe da tennis.. Tenti di domare (ma non troppo) i capelli con il gel “effetto bagnato”, esci e passeggi fischiettando per la città.
Ti presenti all’appuntamento un’ora e venti minuti dopo, un po’ sudaticcio, ma in perfetto orario. Non era mai successo: a memoria d’uomo NESSUNO ricorda di averti mai visto puntuale.
Bussi ( non c’è il campanello).
Ti aprono. Anzi, ti apre.
C’è una sola persona in ufficio e non è quella con la quale avevi fissato il colloquio.
Sorridi al “dottor Vattelapesca”, ti accomodi a un tavolo qualsiasi e inizi a dialogare.
Sei perfettamente a tuo agio: perché quello, ormai lo hai capito, non è un giorno normale.
E infatti, davanti a te non trovi una persona qualsiasi: ha avuto un percorso parallelo al tuo, ha conosciuto le persone che conosci tu, si è fatto, di queste persone, un’idea molto vicina alla tua. Ma soprattutto riconosci subito che “Vattelapesca” è un tuo simile..
Parli, sorridi, forse ci scappa anche qualche “tu”.
Poi all’improvviso il “dott. Vattelapesca” si rattrista e, con grande onestà, ti confessa:
- Noi cercavamo uno stagista.. ma.. se lei fosse disposto.. poi.. ci proveremmo.. ci proverei a ritagliarti, ehm, ritagliarLe una posizione migliore.. ma mi rendo conto che..
Le parole ti escono da sole:
- Si, sono disponibile. Ci vediamo lunedì.
Stenti a credere alle tue stesse parole, ma è così, ci vuoi andare: vuoi regalargli un mese e mezzo del tuo tempo.
E così ricominci da zero.
Un’altra volta.
Questo, ormai ti è chiaro, non è un giorno normale.